Il libro Jazz story, le avventure di Tony Monten, l’ho concepito quasi come una sceneggiatura per il cinema.
Il racconto segue due linee temporali distinte:
- In una il protagonista, Tony Monten un manager siculo americano, si trova nascosto all’ interno di una stanza d’albergo a Brooklyn, per sfuggire a Frankie La Boia, suo socio in affari a cui a rubato l’incasso di un concerto. Siamo nell’ autunno del 1962, e il vecchio Tony si ritrova a fare i conti con la sua vita, con i suoi errori e con i fantasmi del suo passato.
- Nell’ altra linea temporale invece lo scorrere del tempo è dettato dai suoi ricordi: passato e presente si incontrano sull’ altare della sua memoria, alternando ricordi nitidi a notti malandate, amori falliti a progetti da dimenticare.
Tutt’ intorno il suono delle orchestre di Count Basie, Duke Ellington, Cab Calloway, Jimmy Lunceford.
Nel libro anche una narrazione della New York sconvolta dalla grande depressione, uno sguardo nella vita di grandi musicisti ridotti sul lastrico e costretti a cambiare mestiere.
Ma anche il racconto delicato degli ultimi giorni di vita di Bix Beiderbecke, uno dei pochi trombettisti bianchi degli anni 20’ in grado di rivaleggiare con i musicisti di New Orleans.