La prima volta che ascoltai Betty Carter fu nel 1988, in un programma televisivo che gli appassionati di Jazz sicuramente ricorderanno che si chiama DOC, una trasmissione meravigliosa di Arbore e Porcelli, condotta dal mio amico Gegè Telesforo e da Monica Nannini.
Doc, è stato uno dei programmi di musica più importanti a livello mondiale prodotti dalla Rai, paragonabile a produzioni come Jazz 625 della BBC, o il mitico Jazz Casual condotto negli anni 60’ da Ralph Gleason.
Quel pomeriggio mi imbattei su una cantante straordinaria, tutta vestita di giallo che improvvisava come non avevo mai sentito, il suo nome come scoprii dalla presentazione di Gegè era Betty Carter.
Betty Carter, è il nome d’arte di Lillie Mae Jones, è nata il 16 maggio 1929 a Flint, Michigan, è stata una delle voci più distintive del jazz. Conosciuta per la sua tecnica di improvvisazione e il suo talento nello “scat”. La Carter ha iniziato la sua carriera musicale a Detroit, studiando pianoforte al Detroit Conservatory of Music.
A 16 anni, ha iniziato a cantare nei club jazz locali, attirando l’attenzione di Lionel Hampton, che l’ha invitata a unirsi alla sua band nel 1948. Nonostante le frequenti tensioni dovute alla sua propensione per l’improvvisazione, Carter ha lavorato con Hampton per due anni e mezzo.
Negli anni ’50, ha collaborato con artisti del calibro di Charlie Parker, Dizzy Gillespie e Miles Davis, consolidando la sua reputazione nel mondo del jazz.
Nel 1961, ha realizzato un album di duetti con Ray Charles, (Ray Charles and Betty Carter) che includeva brani come: “Ev’ry Time We Say Goodbye” e “Baby, It’s Cold Outside”
Tuttavia proprio a partire dagli anni sessanta, ha via, via messo in pausa la sua carriera per dedicarsi alla famiglia. Tornata sulla scena nel 1969, ha fondato la sua etichetta discografica, Bet-Car Productions, per mantenere il controllo artistico sulla sua musica. Betty Carter è stata una pioniera nel promuovere il jazz tra i giovani, lanciando il programma “Jazz Ahead” nel 1993, che offriva formazione e opportunità a giovani musicisti.
La sua discografia include album come “The Modern Sound of Betty Carter” (1960) e “Look What I Got!” (1988), che le ha valso un Grammy Award.
Ci ha salutati il 26 settembre 1998 a Brooklyn, lasciando un’eredità duratura nel mondo del jazz.
RIFERIMENTI
[Wikipedia – Betty Carter](https://en.wikipedia.org/wiki/Betty_Carter) – [Britannica – Betty Carter](https://www.britannica.com/biography/Betty-Carter) [All About Jazz – Betty Carter](https://www.allaboutjazz.com/musicians/betty-carter)
Straordinaria cantante, grazie di averla ricordata