Buon compleanno a Thelonious Monk

IL MONACO DEL JAZZ

Il 10 ottobre di 107 anni fa, è nato Thelonius Monk, per molti questo nome significa poco, ma per gli appassionati di musica e di Jazz, Monk rappresenta una delle vette più alte e inarrivabili della musica afro/americana.

Thelonious Sphere Monk, è nato il 10 ottobre 1917 a Rocky Mount, Carolina del Nord. È stato uno dei più grandi pianisti e compositori di jazz di tutti i tempi, è passato alla storia per il suo stile unico e innovativo, per le sue bizzarrie, e soprattutto per essere insieme a Louis Armstrong, Duke Ellington, e Charlie Parker una delle figure fondamentali per chi cerca di avvicinarsi e capire i mutamenti stilistici, sociologici e musicali del jazz.

Charlie Parker

Monk si trasferì con la sua famiglia a New York City nel 1922. Iniziò a suonare il pianoforte all’età di nove anni, prendendo lezioni da Alberta Simmons, una vicina di casa, studiò brevemente la tromba prima di dedicarsi completamente al pianoforte.

Iniziò la sua carriera musicale come pianista stride e dal 1939 al 1942 suonò come house-pianist al Minton’s Playhouse, un locale di New York dove si gettarono le basi del jazz moderno.

IL MINTON’S PLAY HOUSE

Il Minton’s Playhouse, fondato nel 1938 dal tenorsassofonista Henry Minton, era situato al primo piano del Cecil Hotel sulla 118ª Strada Ovest a Harlem, New York. Il club è diventato un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo del jazz moderno, in particolare del bebop.

Thelonious Monk, Howard McGhee, Roy Eldridge, Teddy Hill, New York, settembre 1947. Foto William P. Gottlieb

Quel club, fu la culla del jazz moderno, alle sue “jam sassion” hanno partecipato musicisti fenomenali, che hanno letteralmente rivoluzionato il jazz a cominciare da: Charlie Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Charlie Christian, Miles Davis, Art Blakey, Max Roach, Clark Terry e Billie Holiday, solo per citarne alcuni. La house band del Minton’s Playhouse includeva Thelonious Monk al pianoforte, Joe Guy alla tromba, Nick Fenton al basso e Kenny Clarke alla batteria.

Billie Holiday nel 1949

HANNO DETTO DI MONK

Sin dalla sua comparsa sulla scena jazz di New York, Monk impressionò fortemente la comunità musicale, che non potè rimanere indifferente di fronte alla sua musica, Dizzy Gillespie, uno dei più importanti trombettisti del ‘900  ebbe a dire: “Monk è stato uno dei più grandi innovatori del jazz. La sua musica era come un puzzle, ogni pezzo era unico e necessario per completare l’immagine.”

Dizzy Gillespie

Leonard Feather, critico musicale e scrittore, invece ne parlò in questi termini dopo la sua morte: “Thelonious Monk è stato un genio musicale che ha ridefinito i confini del jazz con il suo stile unico e le sue composizioni rivoluzionarie.”

Leonard Feather

Amiri Baraka, poeta e scrittore lo ha ricordato con queste parole : “Monk ha portato una nuova dimensione al jazz, una profondità e una complessità che hanno cambiato per sempre il modo in cui ascoltiamo e comprendiamo questa musica.

L’INCONTRO CON COLEMAN HAWKINS

Nel 1944, Monk fece il suo debutto discografico con il quartetto di Coleman Hawkins. Negli anni successivi, registrò una serie di album per l’etichetta Blue Note, che includevano molte delle sue migliori composizioni. “Coleman Hawkins Quartet”, un disco da ascoltare con attenzione, che include brani come “Flyin’ Hawk” e “On the Bean”, e nel quale suonarono: Coleman Hawkins – sassofono tenore, Thelonious Monk – pianoforte, Edward “Bass” Robinson contrabbasso, Denzil Best – batteria.

Coleman Hawkins, Spotlite (Club), New York, N.Y.

DICOGRAFIA ESSENZIALE

Thelonious Monk ha collaborato con molti musicisti leggendari durante la sua carriera, tra i più importanti sicuramente l’incontro con John Coltrane del 1957,  che produsse l’album “Thelonious Monk with John Coltrane”.

Non meno importate l’incontro con il giovane Miles Davis, negli album  “Bags’ Groove” e “Miles Davis and the Modern Jazz Giants”. Da rintracciare anche gli incontri con il batterista Art Blakey e soprattutto quelli con  Sonny Rollins, a cominciare da “Brilliant Corners”, disco pubblicato nel 1957, che  è considerato uno dei suoi capolavori e lo vedeva insieme a: Ernie Henry al sax alto, Oscar Pettiford al contrabbasso, Max Roach alla batteria e Clark Terry alla tromba e Rollins naturalmente al tenore. Un disco noto per la sua complessità e innovazione, che contiene autentici capolavori come: “Brilliant Corners”, “Ba-lue Bolivar Ba-lues-Are” e “Pannonica”, brano dedicato alla sua amica e mecenate che lo ha protetto sino agli ultimi istanti di vita.

LA BARONESSA DEL JAZZ

Pannonica de Koenigswarter, è stata una mecenate britannica e una delle figure più influenti nella scena jazz di New York degli anni ’40 e ’50. Discendente della famiglia Rothschild, Pannonica, soprannominata “Nica”, ha avuto un ruolo cruciale nel supportare e promuovere il bebop.

Pannonica insieme a Monk

Dopo aver servito nella Free French Army durante la Seconda Guerra Mondiale, si trasferì a New York, dove divenne una figura centrale nella comunità jazz. Nica era nota per ospitare jam session nel suo appartamento al Stanhope Hotel e per offrire supporto finanziario e morale a molti musicisti. Il suo rapporto con Thelonious Monk è stato particolarmente significativo: i due condivisero una profonda amicizia platonica che ispirò Monk a dedicare a lei diverse composizioni. 

Monk, visse anche per un periodo nella casa di Nica a Weehawken, New Jersey. Pannonica fu anche una figura chiave nella vita di Charlie Parker, che morì nel suo appartamento nel 1955. Il suo contributo al jazz non fu solo economico, ma anche emotivo e sociale, creando un ambiente in cui i musicisti potevano sperimentare e crescere artisticamente. La sua influenza e il suo sostegno hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia del jazz, rendendola una delle figure più amate e rispettate della comunità musicale.

Thelonious Monk morì il 17 febbraio 1982 a Englewood, New Jersey, all’età di 64 anni, la sua morte segnò la fine di una carriera straordinaria che aveva rivoluzionato il jazz. Ci ha lasciato in eredità composizioni straordinarie come “‘Round Midnight”, “Blue Monk” e “Straight, No Chaser”, che sono diventate standard del jazz e continuano a essere eseguite e celebrate ancora oggi. Buon compleanno Thelonius!

Articolo tratto dalla mia rubrica Onda Media: Musica, Comunicazione e Tecnologia – pubblicata sulle pagine di Cronache di Napoli, Cronache di Caserta, e sul sito Cronachedi.it