Parlare di un proprio spettacolo è una forma di narcisismo dannosa per chi scrive e inutile per chi legge.
Non l’ho mai fatto e non comincerà certo oggi.
E’ come chiudere all’ acquafrescaio se l’acqua è fresca.
Anche se la sua acqua fosse un mezzo brodo riscaldato, l’acquaiuolo di certo risponderà: Manco’ a neve!
L’acquafrescaio, fa il suo lavoro, difende i propri interessi, bisogna capirlo, come tutti ha famiglia!
Così, ci siamo trasformati tutti, chi più chi meno, in venditori di neve riscaldata: “Venghino signori, venghino, accomodatevi al nostro spettacolo, il migliore, il più fantasmagorico, una vera rarità, prezzi modici, ampio parcheggio, e in omaggio una consumazione gratis!”
Tutti abbiamo famiglia e dobbiamo sopravvivere in una giungla, nella quale si è quasi completamente interrotto il rapporto tra artista e pubblico, basato sul biglietto.
Uno spettacolo oggi è sostenuto soprattutto da sponsor, finanziamenti, e contributi pubblici, in ultima ratio, dal biglietto.
E’ ovvio che in questa logica il rapporto tra qualità dell’offerta, e gradimento del pubblico, scivola in secondo piano rispetto ad altre logiche, ci siamo capiti spero!
O devo continuare?
Ma un dato sorge spontaneo in questa estate di mega raduni, di pop star americane alla conquista dell’est, e del solito jazz spalmato, infilato, e abusato a destra e a manca:
Si è completamente interrotto il rapporto tra critica e musica, raramente, e solo per nomi di “grido” i giornali, gli editori, inviano un giornalista sul luogo nel quale si fanno gli spettacoli.
Per il resto è un quasi inutile copia e incolla di comunicati stampa, che rimbalzano in rete, sui social, e per i più fortunati addirittura nelle edizioni cartacee.
La funzione della critica, della cronaca artistica, della narrazione degli eventi è stata fondamentale per lo sviluppo dell’arte, il rapporto a volte anche burrascosa tra artista e giornalista, ha alimentato fuochi di creatività.
Oggi questo non accade quasi più, quindi ci si ritrova spesso a leggere auto recensioni, commenti striminziti sotto i post, a dire il vero neanche più commenti, ma spesso solo degli emoticon, le persone vanno di fretta, testimoniano il loro assenso con glifi digitali, anche per loro scrivere è diventato un esercizio troppo faticoso.
Per la cronaca, l’ultima replica di Fuori Standard è andata…
Chiedete in giro a chi è venuto a sentire lo spettacolo.
Non contattate miei amici o parenti, di solito sono sempre assenti, e quando vengono è anche peggio.
Io posso dirvi che: Il clima era fresco, c’era un ampio parcheggio, sul palco si sentiva molto bene, abbiamo mangiato un buon panino prima del concerto, Condorelli sta dimagrendo, D’Argenzio non ne ha bisogno, Dapiran adesso va in giro con elegante fazzoletto nero, Raffaele Natale si è auto costruito una bellissima batteria, e Antonio Napolitano è sempre più Cool!
Io me la cavo, combatto con la presbiopia galoppante, e il colon, che visto il periodo è sempre un po’ irritato.
Didascalia per la foto postata:
Nella foto, ci sono io, con la pressione a meno venti, che cerco inutilmente di parlare con fonico, mentre alle mie spalle si intravede la mano di Antonio Napolitano, che essendo giovane, e fresco, sostiene senza esitazioni il suo contrabbasso, non sbaglia mai una nota e va in giro con degli occhiali da sole stile Starsky & Hutch.