Digitale Terrestre: Lascia o raddoppia?

Nel lontano 2008, ci fu lo “Switch over”, furono giorni particolari, nei quali convissero contemporaneamente sia i segnali analogici, che quelli del neonato Digitale Terrestre.

Da quel momento la televisione cambiò, e nulla fu più come prima.

Il Digitale Terrestre all’inizio, disorientò le abitudini degli utenti, ma risolti i primi problemi tecnici, fu accolto come “La manna dal cielo”, è veramente il caso di dirlo. I telespettatori assistettero a una sorta di “miracolo”, che portò alla moltiplicazione dei canali televisivi.

Spuntarono come funghi nuove reti, non c’era giorno in quel periodo, che non si attivassero le trasmissioni di nuove televisioni, si passò dalla manciata di canali ricevibili in analogico, ad un numero sterminato, e spesso inutile di canali sintonizzabili.

In onda c’era di tutto, cloni dei canali principali, i canali definiti +1, che svolgevano la funzione di trasmettere lo stesso palinsesto del canale principale, ma con un’ora di ritardo, permettendo “teoricamente” ai telespettatori di vedere i programmi che potevano aver perso.

Molti furono i tentativi, da parte di vari editori, di dare vita a canali tematici, ma poi lentamente, il mercato, le difficoltà economiche e tecniche, hanno cambiato la situazione, contraendo il numero in maniera drastica.

All’inizio fu una giungla, con poche regole precise.

Sino a quando non fu messo in pratica il processo di assegnazione della numerazione automatica dei canali (LCN) che in Italia è stato avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico in conformità con l’articolo 32 del decreto legislativo del 31 luglio 2005.

Tra le sue principali funzioni ebbe:

Il compito definire i principi generali e le funzioni del Ministero dello Sviluppo Economico e dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

Regolare le attività degli operatori di rete radiotelevisiva e degli emittenti su frequenze terrestri, via satellite e via cavo.

Stabilire norme a tutela dell’utenza, inclusa la protezione dei minori nella programmazione audiovisiva.

Disciplinare la pubblicità, le sponsorizzazioni e l’inserimento di prodotti nei programmi.

Promuove le opere italiane ed europee da parte dei fornitori di servizi di media audiovisivi. Regolare il servizio pubblico generale radiotelevisivo e la concessione della concessione radiotelevisiva.

Tra le cose più importanti il decreto legislativo del 31 luglio 2005, ha stabilito le regole per la numerazione automatica dei canali televisivi, chiamata LCN (Logical Channel Numbering).

Questo sistema assegna un numero specifico a ogni canale televisivo, rendendo più facile per gli spettatori trovare e selezionare i canali. In parole semplici, gli LCN sono numeri che vengono assegnati ai canali TV per organizzarli in modo logico.

Ad esempio, il canale 1 è stato assegnato a RAI 1, il canale 2 a RAI 2, e così via. Questo aiuta a mantenere un ordine e facilita la navigazione tra i canali per gli spettatori.

Gli LCN sono stati assegnati seguendo criteri specifici stabiliti dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e dal Ministero dello Sviluppo Economico, tra i principali:

Qualità della programmazione: I canali con una programmazione di alta qualità, come notiziari, programmi culturali e contenuti per bambini, hanno ricevuto punteggi più alti.

Preferenze degli utenti: I canali che hanno ottenuto buoni ascolti e sono stati apprezzati dagli spettatori hanno avuto una posizione migliore.

Radicamento nel territorio: I canali che sono stati presenti e attivi in una determinata area per un lungo periodo hanno ricevuto punteggi più alti.

Numero di dipendenti: I canali con un numero maggiore di dipendenti, specialmente giornalisti e personale tecnico, hanno ottenuto punteggi più alti.

In tempi più recenti, a partire dal 28 agosto 2024, la RAI ha ufficialmente attivato il nuovo sistema di trasmissione televisiva digitale terrestre, noto come (Digital Video Broadcasting – Second Generation Terrestrial).

Il nuovo standard permette di trasmettere contenuti in alta definizione (HD) e ultra alta definizione (UHD), migliorando notevolmente la qualità dell’immagine e del suono.  

Ma cosa è cambiato veramente per noi utenti in tutti questi anni?

Per prima cosa, senza che nessuno se ne rendesse conto è diminuita, annullata sarebbe meglio dire, la nostra possibilità di assegnare in base ai nostri gusti e priorità, il numero desiderato a un determinato canale sul nostro televisore.

Questa cosa è passato sotto silenzio, ma a pensarci bene, se noi oggi volessimo posizionare un canale su un numero diverso, da quello che gli è stato per legge assegnato, avremmo serie difficoltà nel farlo, e in alcun dispositivi ci sarebbe completamente negata la possibilità di effettuare tale operazione.

Per spiegarci meglio: mettiamo per esempio, di essere degli appassionati di sport, e avessimo piacere a spostare un canale come Super Tennis, attualmente presente alla posizione LCN 64, alla posizione LCN 20, questo sarebbe tecnicamente complesso o in alcuni casi, a seconda del decoder o del televisore in proprio possesso, addirittura impossibile.

È facile capire che avere una posizione pregiata, nella numerazione LCN, cioè essere posizionati nei primi numeri del telecomando, determina un vantaggio strategico ed economico da parte degli editori. Questo ha determinato assetti, strategie e scelte editoriali, che hanno influito fortemente sul tipo di offerta che abbiamo a disposizione.

I principali gruppi televisivi italiani, hanno sgomitato per occupare LCN pregiati, attualmente il quadro generale vede:

da 1 a 9: Canali nazionali principali (es. Rai 1 HD, Rai 2 HD, Rai 3 TGR Regione, Rete4 HD, Canale5 HD, Italia1 HD, LA7 HD, TV8 HD, NOVE)

da 10 a 19: Le Emittenti locali

da 20 a 29: Canali tematici nazionali (es. 20Mediaset HD, Rai 4, Iris HD, Rai 5, Rai Movie HD, Rai Premium, Cielo, 27Twentyseven HD, TV2000, LA7d HD)

da 30 a 39: Canali di intrattenimento e lifestyle (es. La5 HD, Real Time, QVC HD, Food Network, Cine34 HD, Focus HD, RTL 102.5, Warner TV, GIALLO, TOPcrime HD)

da 40 a 49: Canali per bambini e ragazzi (es. Boing HD, K2, Rai Gulp, Rai YoYo, frisbee, Boing Plus, Cartoonito HD, Super!)

da 50 a 59: Canali di notizie e documentari (es. Rai News 24, Mediaset Italia2 HD, Sky TG24, TGCOM24 HD, DMAX, Italia 53, Rai Storia HD, Mediaset Extra HD, HGTV – Home&Garden, Rai Scuola HD)

da 60 a 69: Canali sportivi e musicali (es. Rai Sport HD, Motor Trend, SPORTITALIA HD, TRAVEL TV, DONNA SPORT TV, CANALE 63, SUPERTENNIS, ALMA TV, RADIO 105, R101 TV, BOM CHANNEL, Deejay TV HD, RadioItaliaTV)

L’elenco continua, e propone ancora tante emittenti impegnate in varie e diverse programmazioni, alcune a carattere locale, altre inserite in Mux nazionali, che propongono soprattutto televendite.

Ma tornando a noi telespettatori, cerchiamo ora di analizzare qual è l’attuale possibilità di scelta televisiva, sulla piattaforma Digitale Terrestre, partendo da un analisi che riguarda i canali tematici trasmessi dai principali gruppi editoriali italiani.

Partiamo subito dicendo che le reti nazionali tematiche, purtroppo, raramente producono format e programmi originali.

L’offerta di queste reti è per lo più concentrata nella trasmissione di pacchetti di programmi prodotti per il mercato internazionale, doppiati e poi trasmessi con l’audio in italiano. Meritevoli sono a dire il vero, gli sforzi di Rai 5, Rai Storia e Rai Scuola che pur essendo canali a basso budjet, riescono a pescare e a valorizzare, l’immenso patrimonio delle Teche della Rai, e spesso propongono format originali ad alto impatto didattico e divulgativo.

Interessante anche la programmazione di Food Network, un canale di intrattenimento del gruppo Discovery, interamente dedicato al mondo del cibo, che offre una vasta gamma di programmi che includono ricette facili e divertenti, viaggi alla scoperta di mondi culinari lontani, e show con volti noti del mondo della cucina.

Molto interessanti anche alcune produzioni originali di Focus, un canale gestito da Mediaset, che si concentra su documentari e programmi di divulgazione scientifica, storica e culturale, offrendo una vasta gamma di contenuti che spaziano dalle missioni spaziali alle indagini storiche, passando per speciali e docufiction.

Non meno interessanti i canali tematici dedicati al cinema, dall’antesignano Iris, sino ad uno degli ultimi arrivati, Warner TV, un canale dedicato a serie TV e film di produzione Warner Bros, che trasmette una vasta gamma di contenuti, tra cui film classici, serie TV di successo e produzioni di supereroi targate DC Comic.

Film spesso di buona qualità, a dire il vero, ma anche repliche a gogo, ma sempre meglio di niente. Sono fortunatamente lontani i tempi in cui, per vedere un film “in prima visione tv”, bisognava aspettare il lunedì sera di Rai Uno, così come sono lontani i tempi in cui i bambini dovevano aspettare il pomeriggio, o alzarsi la mattina presto, per vedere i cartoni animati.

Attualmente una batteria di canali, propone h24, cartoon e programmi per ragazzi, senza soluzione di continuità.

Sul fronte dell’ informazione infine le esperienze di Euronews, di Sky Tg24, di Rai News e di TgCom24, soddisfano abbondantemente il bisogno di informazione televisiva.

Cosa manca allora? Perché la televisione, ci riferiamo ai principali canali nazionali, ha perso tanto ascolto nel corso nell’ultimo decennio?

Lungi da noi rinverdire i numeri e i fasti di trasmissioni storiche come Portobello di Enzo Tortora, o la mitica Lascia o raddoppia? Di Mike Bongiorno. Erano altri tempi, si trattava di un’altra Italia, e di un contesto storico e della comunicazione completamente differente. Tuttavia, quella televisione, che oggi sembra antica, continua a fare ascolti e gradimento altissimi, ogni volta che viene riproposta nei programmi estivi della Rai, “TecheTechetè” in testa a tutti gli altri.

In quei programmi c’era umanità, un lavoro autorale e di regia di altissimo livello, e soprattutto accadevano delle cose. C’erano corpi di ballo strepitosi, sceneggiati interpretati da autentici fuori classe, varietà spettacolari, e orchestre dal vivo. Tutto questo era appannaggio soprattutto della prima reteil secondo canale invece, aveva il coraggio di sperimentare con le trasmissioni di Arbore e di Minoli, mentre la terza rete, trasmetteva nuovi programmi e linguaggi, sotto la lungimirante visione di Angelo Guglielmi.

“Blob”, “Chi l’ha visto?”, “Samarcanda” e “La Tv delle ragazze”, e non solo. Sono stati programmi che hanno intrattenuto, ma soprattutto hanno continuato ad alfabetizzare gli italiani.

Oggi l’ascolto televisivo è frammentato, diviso in mille rivoli, l’offerta è moltiplicata e dispersiva, le Pay Tv prima, e gli OTT poi, hanno sottratto ascolto e modificato le abitudini di fruizione dei contenuti audiovisivi in maniera definitiva.

Il nuovo/vecchio Digitale terrestre si difende a colpi di qualche diretta, dei soliti telegiornali, e spera di accaparrarsi i diritti di qualche evento sportivo. Per il resto si è lentamente trasformato in una sorta di “radiovisione inconsapevole”.

I palinsesti sono zeppi di programmi “talk” nei quali si parla costantemente.

Sembra quasi che, sotto il peso dei costi di produzione, della mancanza di coraggio e di idee, la nostra vecchia televisione si sia ritirata in un cantuccio, dove illustri e sconosciuti si scambiano chiacchiere e convenevoli. Un media nel quale gli ospiti al massimo vanno a fare pubblicità ai loro film o ai loro spettacoli.

Sono lontani i tempi in cui autori e registi realizzavano insieme agli artisti/ospiti, numeri o performance, scritti e realizzati appositamente per il piccolo schermo.

La televisione in Italia è invecchiata, e non si è saputa rinnovare, utilizza un linguaggio obsoleto, e si riferisce quasi solo alle generazioni avanti con gli anni, e quando prova a parlare con “i giovani”, di solito lo fa in maniera superficiale e speculativa.

Resistono a dire il vero alcuni programmi di denuncia o dedicati a approfondimenti sociali e culturali, ma vengono rigorosamente trasmessi in orari impossibili.

Per quanto riguarda la musica, il quadro paradossalmente è lo stesso di trenta anni fa, questo genere non ha mai trovato fortuna o dignità nella televisione italiana, tranne che per rare trasmissioni,(ci riferiamo dagli anni ’90 in poi) come: DOC di Renzo Arbore e Porcelli, condotto da Gegè Telesforo e Monica Nannini e diretto da Pino Leoni, alcuni bei programmi realizzati negli ultimi anni da Stefano Bollani, e non ultimo “La Gioia della Musica”, un programma molto bello condotto da Corrado Augias.

La musica in televisione in Italia, è purtroppo irrimediabilmente legata all’idea della gara o del concorso canoro, e questo nel corso degli anni ha totalmente svilito il suo contenuto.

Tutto male? No, assolutamente.

Di tanto in tanto si vedono delle facce nuove e qualche buona idea, poca roba per carità. Di solito  si tratta di programmi trasmessi a tarda notte, e sempre poco annunciati.

Un discorso a parte merita invece l’offerta rintracciabile sui portali della Rai, su quelli del gruppo Discovery e persino su quello di Mediaset, ma di questo ne parleremo la prossima volta. Buona Visione.

da Cronache di Napoli, Cronache di Caserta, Cronachedi.it del 20 ottobre 2024