Un Amore Difficile… Perché?
Il jazz, attualmente, è percepito soprattutto come una musica strumentale.
Da sempre si assiste a una convivenza difficile tra strumentisti e cantanti.
Il jazz, ha sempre privilegiato i musicisti, e a pensarci bene, anche alcuni famosi cantanti erano prima di tutto degli strumentisti:
- Louis Armstrong
- Fats Waller
- Jack Teagarden
- Nat King Cole.
Il jazz, nell’accezione attuale, è percepito soprattutto come una musica strumentale.
Il numero di cantanti e delle cantanti è infinitamente minore rispetto al numero di strumentisti presenti nelle programmazioni dei festival.
I motivi sono tanti, le ragioni diverse, ma quello che ho appena segnalato è un dato puramente statistico, privo di ogni mia considerazione tecnica o artistica.
Detto questo, quasi da sempre si assiste a una convivenza difficile tra strumentisti e cantanti, dove i primi, tranne rari casi guardano i secondi, non sempre con occhio benevolo.
Gli strumentisti hanno spesso, un atteggiamento di sufficienza nei confronti di chi usa la voce come strumento, c’è quasi un fastidio nei confronti di chi apre la bocca ed emette un suono, e se baciato dalla fortuna, magari si ritrova anche ad avere un bel timbro, e una buona estensione, quasi senza fare nulla, tutti elementi che richiedono anni di studio per uno strumentista.
Da un punto di vista storico, comunque, le cose non sono state molto diverse.
Questo post, analizza aspetti storici relativi al periodo che va dalla fine degli anni ’20 e sino agli anni ’40, e non si riferisce alla scena attuale del jazz, che risponde a logiche, a politiche, e ad estetiche, completamente diverse, che mi riservo di approfondire nell’ambito di una prossima pubblicazione.
Se ci riferiamo ai cantanti o alle cantanti jazz attive tra gli anni ’20 e gli anni ’60, il numero sopravvissuto o passato alla storia è infinitamente piccolo rispetto al numero degli strumentisti.
Il jazz è nato anche come risposta alla musica “leggera”, proposta nelle riviste e negli spettacoli di intrattenimento che invadevano gli Stati Uniti tra le due guerre mondiali e alla fine del secondo conflitto bellico.
“In un prossimo post, spero di raccontarvi una storia relativa alla vita dei fratelli Gershwin e sull’importanza che la forma canzone ha rivestito nell’arte, nello spettacolo e nelle riviste di Broadway, e di come la canzone da un lato e il blues dall’altro costituiscano le fondamenta sulle quali è nato e si è sviluppato il jazz, almeno fino agli anni ’60 del Novecento”.
I CANTANTI E IL JAZZ
Ma intanto ritorniamo ai cantanti
Tolta la triade delle grandi cantanti quasi universalmente note, che rispondono al nome:
Le altre cantanti e i loro colleghi attivi nel periodo d’oro delle grandi orchestre come:
- Ivie Anderson, una vera e propria stella dell’orchestra di Ellington negli anni ’30
- Herb Jeffries, uno splendido baritono attivo soprattutto negli anni ’40
- Al Hibbler, che entrò nell’orchestra del Duca nel ’42
- persino Betty Rochè, divenuta famosa per la sua interpretazione di “Take the ‘A’ Train”
Restando in una analisi circoscritta come esempio, solo all’orchestra di Ellington.
Sono pochi gli esempi giunti sino a noi o capaci di imprimere nella memoria collettiva degli appassionati di jazz il proprio nome.
JIMMY RUSHING
Oggi, comunque, vorrei brevemente parlarvi di James Andrew Rushing, meglio conosciuto come Jimmy Rushing, un cantante prodigioso, che ho sempre amato, e sul quale e ho fatto ulteriori ricerche, per la scrittura del mio romanzo storico sul jazz.
Rushing è nato il 26 agosto 1901 a Oklahoma City, proveniente da una famiglia di musicisti.
Suo padre, Andrew Rushing, era un trombettista, mentre sua madre, Cora, e suo zio erano cantanti.
Jimmy ha studiato teoria musicale alla Frederick A. Douglass High School e ha frequentato la Wilberforce University, un fatto raro tra i suoi contemporanei.
I musicisti di colore che potevano accedere a una formazione scolastica di buon livello erano rari nella sua generazione.
Rushing ha iniziato la sua carriera musicale negli anni ’20, esibendosi come cantante itinerante di blues nel Midwest e in California.
Nel 1927, si è unito ai Blue Devils del mitico contrabbassista Walter Page e successivamente alla band di Bennie Moten nel 1929.
Dopo la morte di Moten nel 1935, Rushing è rimasto con la band di Count Basie, diventando il vocalist principale fino al 1948.
Rushing era noto per il suo stile unico e la sua capacità di interpretare sia il blues che le ballate.
Basie stesso affermava che Rushing “non aveva eguali” come cantante blues
Dave Brubeck lo definì “il padre di tutti i cantanti blues”.
Era celebre per la sua potente voce che spaziava dal baritono al tenore, ed era in grado di proiettare la sua voce sopra le sezioni di fiati e ance in un contesto di big band, in un periodo nel quale l’amplificazione degli strumenti e della voce era affidata a tecniche primordiali.
Tra le sue registrazioni più famose ci sono “Going to Chicago” e “Harvard Blues”.
Jimmy Rushing è rimasto con l’orchestra di Basie fino al 1950, dopo di che ha continuato a esibirsi con piccoli gruppi e altre orchestre, tra cui quelle di Benny Goodman e Buck Clayton.
È scomparso l’8 giugno 1972 a New York.
Vi consiglio vivamente di ascoltare e di guardare su YouTube il video:
“Jimmy Rushing w Dizzy Gillespie Quintet – Blues After Dark – France 1959”.
Una esibizione meravigliosa nella quale si incontrano un Gillespie in stato di grazia, che fa una vera e propria lezione di blues con la sua tromba, e un incredibile Jimmy Rushing, che con senso dello spettacolo e consumata capacità di stare sul palco, irrompe inscenando una sfida con “il suo giovane nipotino John Gillespie”.
Sotto trovate il link….
RIFERIMENTI:
Wikipedia l’enciclopedia libera – Dizionario Jazz Curcio Editore – Arrigo Polillo Jazz – Una storia del Jazz Giancarlo Roncaglia – Storia del jazz di Ted Gioia – Nuova storia del jazz di Alyn Shipton – Ritratti in jazz di Haruki Murakami – La Storia del Jazz di Adriano Mazzoletti – I maestri del Jazz De Agostini – Jazz Gli uomini gli strumenti gli stili Fabbri – Jazz & Jazzman di Antonio Lodetti Kaos. “Bert Wilson featured on Jazz NW June 16”. KNKX. 16 June 2013. JazzTimes. JazzTimes, Inc. 1997. Gary W. Kennedy, “Bert Wilson”. The New Grove Dictionary of Jazz, 2nd edition, ed. Barry Kernfeld. – Britannica.com – The Blues Foundation.